Finora ci siamo sempre occupati di cerimonie religiose cattoliche, oppure della burocrazia legata ai riti civili. Questa volta invece vogliamo esplorare un mondo un po’ diverso e parlarvi della cerimonia legata al rito del matrimonio ebraico. Si tratta di un rito molto antico, legato a suggestive tradizioni e ricco di usanze e simbologia. Vediamo come si svolge la cerimonia, dalla preparazione ed invio delle partecipazioni di matrimonio, fino al ricevimento e alla benedizione del Challah.
Le premesse per poter celebrare il rito
Partiamo dicendo subito che la religione ebraica non prevede la celebrazione del matrimonio tra due persone che professano lo stesso credo. Vero è che alcuni rabbini sono ugualmente disposti a celebrare le nozze. In linea generale, però se uno dei due promessi sposi non appartiene alla religione ebraica, per veder scritto il proprio nome sulle partecipazioni di matrimonio vicino a quello del compagno/a, dovrà prima convertirsi. Tutto questo è giustificato semplicemente per preservare nel tempo il loro impegno nei confronti della religione.
Qualche altra regola di base.
Il matrimonio ebraico non può essere celebrato durante lo Shabbat, vale a dire dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato. Inoltre non lo si può celebrare nemmeno durante le festività religiose, la Pasqua ebraica o le ultime tre settimane dell’estate.
Gli adempimenti e gli obblighi
Un’altra regola impone che l’ abito della sposa, possa essere solo rigorosamente bianco, mentre l’uomo potrà indossare a scelta il Kittel o un tallìt).
Decisa poi la data delle nozze, preparate le partecipazioni di matrimonio e redatte le pubblicazioni, si potrà passare al “contratto matrimoniale” vero e proprio. Per quanto riguarda le pubblicazioni non dovranno essere affisse né di sabato, né durante i giorni di festa ebraica. Dovranno essere consegnate all’ufficio Rabbinico assieme a dei documenti specifici che serviranno a redigere la Ketubà.
La Ketubà è il contratto matrimoniale, che verrà in seguito benedetto e firmato dagli sposi, durante la cerimonia vera e propria.
Il bagno rituale della sposa
Arrivati a questo punto la sposa potrà effettuare il rituale bagno della Tevilà. Si tratta di un bagno compiuto all’interno di una vasca (Mikvè), contenente acqua piovana, o acqua di fonte. Il rito ha un significato del tutto simbolico. Rappresenta infatti la rinascita della sposa alla nuova vita matrimoniale che l’aspetta.
La cerimonia
La cerimonia vera e propria si svolge solitamente nella Sinagoga (può anche svolgersi in altri luoghi precedentemente concordati con il rabbino). La sposa vestita di bianco, lo sposo con il suo kittel, il corte nuziale e il rabbino che professerà il matrimonio, si sposteranno fino a raggiungere il chuppah o huppáh. Il chuppah è un baldacchino sorretto da quattro pali e un telo. Il telo può essere bianco, oppure rosso, con bordature oro (alle volte viene anche adornato con alcuni fiori del bouquet della sposa). Il chuppah rappresenta la casa degli sposi. L’ingresso sotto il baldacchino ha una simbologia particolarmente forte ed importante. In ordine devono arrivarvi prima il rabbino con lo sposo, poi tutti i parenti maschi e solo alla fine la sposa.
Il calice di vino
Il rabbino a questo punto pronuncerà un sermone e benedirà un calice di vino. Farà poi bere gli sposi da quello stesso calice. Nel matrimonio ebraico non è usanza lo scambio di anelli. Prima però della fine della cerimonia, lo sposo consegnerà al rabbino un anello in oro giallo, da lui stesso acquistato, che verrà donato alla sposa. Anche in questo caso l’anello simboleggia l’amore eterno che legherà la coppia e la protezione che la sposa riceverà dal marito all’interno del matrimonio.
É la volta poi della lettura del Ketubà. Si tratta di un documento contenente tutti i diritti e i doveri della coppia (soprattutto obblighi del marito nei confronti della moglie). La moglie conserverà questo documento firmato dal marito e da due testimoni che non devono avere alcun legame di sangue con gli sposi.
Il bicchiere frantumato
Siamo arrivati quasi alla fine. Il Rabbino pronuncerà su un secondo calice di vino, le sette benedizioni che proteggeranno il matrimonio. Gli sposi berranno nuovamente dal calice che infine verrà poggiato a terra e calpestato dalla sposo per mandarlo completamente in frantumi. Anche questo gesto ha un forte carattere simbolico. Rappresenta infatti la consapevolezza che nessuna cerimonia può considerarsi completamente lieta, dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme e l’allontanamento dalla terra Santa del popolo ebraico.
Yihud e Challah
Alla fine della cerimonia gli sposi si ritireranno in una stanza privata, lontana da occhi indiscreti, per il rito della Yihud (unione). quest’ultimo consiste nel consumare in privato un consommé. Terminata la Yihud si darà il via al ricevimento, dopo aver benedetto la Challah, il tradizionale pane intrecciato che simboleggia l’unione delle due famiglie.
Balli e tradizioni
La cerimonia è finita e gli sposi, con tutti gli invitati, possono finalmente godersi il giorno più bello della loro vita. Ricordiamo solo l’ultima delle tante tradizioni di un matrimonio ebraico, la danza della Hora. Si tratta del tipico ballo nel quale gli sposi vengono issati sulle sedie e a tempo di musica, vengono portati in giro, mentre reggono i lembi dello stesso fazzoletto.